Rilanciare l'Affidamento Familiare in Italia
Ricostruire fiducia e sostenere i bambini: perché l’affidamento familiare è un pilastro da rafforzare, oltre la disinformazione.
Rilanciare l'Affidamento Familiare in Italia: Un Percorso Necessario Oltre l'Ombra di Bibbiano
L'affidamento familiare in Italia, pilastro fondamentale della protezione minorile e strumento insostituibile per garantire il diritto dei bambini e dei ragazzi a crescere in un ambiente sano e accogliente, si trova negli ultimi anni ad affrontare una delle sfide più complesse della sua storia. L'eco di vicende giudiziarie e mediatiche, in particolare quelle legate alla località emiliana divenuta tristemente nota, ha gettato un'ombra lunga e pervasiva su un sistema già delicato, minando la fiducia pubblica e creando una grave delegittimazione dell'intero apparato di tutela dei minorenni. È tempo, ora più che mai, di guardare avanti, di ricostruire, di rilanciare l'affidamento familiare non solo come pratica virtuosa, ma come espressione di un valore civico e sociale irrinunciabile per la crescita di una comunità responsabile e inclusiva.
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L'Urgenza di Ricomporre la Fiducia: Oltre la Tempesta Mediatica
Gli ultimi anni hanno visto un'onda di indignazione e sospetto abbattersi sul sistema di protezione minorile italiano. La narrazione di presunti complotti e abusi, amplificata da una enorme fibrillazione mediatica, ha creato una distorsione della realtà, instillando il dubbio sulla legittimità e sulla necessità stessa degli interventi a tutela dei minorenni. Si è assistito a una massiccia campagna di diffamazione che ha intaccato la credibilità di operatori, servizi sociali, magistrati e, soprattutto, ha gettato discredito sull'istituto dell'affidamento familiare.
Il danno arrecato da questa narrazione è profondo e molteplice. In primo luogo, ha favorito l’indebolimento dell’azione di tutela, specie nei territori maggiormente prossimi ai luoghi delle vicende, rendendo più timorosi gli operatori nell'adottare misure necessarie, pur nel rispetto delle garanzie procedurali, per la preoccupazione di ritorsioni o accuse infondate. Il che rischia di tradursi in un rallentamento o, peggio, in un mancato intervento in situazioni di reale vulnerabilità, con conseguenze potenzialmente devastanti per i minorenni coinvolti.
In secondo luogo, la campagna di delegittimazione ha minato la fiducia dei cittadini nel sistema. Le famiglie in difficoltà, che potrebbero rivolgersi ai servizi per chiedere aiuto e supporto, sempre più temono di perdere i propri figli in maniera ingiusta. Questa paura ingiustificata crea un muro di silenzio e diffidenza, impedendo l'accesso a quelle risorse e a quei percorsi di sostegno che potrebbero, invece, prevenire l'aggravarsi di situazioni problematiche e favorire il mantenimento del nucleo familiare d'origine, laddove possibile.
Infine, e non meno grave, l'affidamento familiare stesso è stato demonizzato. Lo stesso nome attribuito all’inchiesta (“Angeli e Demoni”) spinge biecamente in questa direzione. Le famiglie affidatarie, che con generosità e dedizione aprono le loro case e i loro cuori a bambini e ragazzi in difficoltà, sono state spesso guardate con sospetto, se non, in taluni casi, additate come complici di un presunto sistema malato. Questo ha creato un clima di scoraggiamento e disincentivo per coloro che, con altruismo, sarebbero disposti a intraprendere un percorso di accoglienza, impoverendo ulteriormente il bacino di disponibilità di famiglie affidatarie, già insufficiente rispetto alle reali necessità.
È cruciale sottolineare che, nonostante la virulenza della tempesta mediatica, la giustizia ha compiuto il suo corso, giungendo a conclusioni che hanno nettamente smentito le ricostruzioni più sensazionalistiche. La recente sentenza di primo grado, dello scorso 9 luglio 2025, ha dimostrato l'assenza di un complotto sistematico volto a sottrarre bambini alle proprie famiglie d'origine senza giustificato motivo, smascherando la narrazione infondata di un "mercato" dei minorenni o di un traffico illecito. La realtà processuale ha rivelato un quadro ben diverso da quello dipinto dai media, ristabilendo la verità dei fatti e confutando l'esistenza di “ladri di bambini” e di presunte organizzazioni criminali dedicate a questo crimine.
La chiara pronuncia della giustizia dovrebbe servire da monito contro la superficialità e la spregiudicatezza di certe narrazioni mediatiche e da base per una ricostruzione della fiducia, fondata sui fatti e non sulle suggestioni.
La Necessità di un Sistema Valutativo e Decisionale Robusto: Trasparenza, Tracciabilità, Scienza
Per superare l'attuale fase di diffidenza e rilanciare l'affidamento familiare, è imperativo rafforzare la struttura stessa del sistema di protezione minorile. Questo significa investire nella costruzione di procedure di intervento che siano ancora più rigorose, oltre che esplicitamente tracciabili e scientificamente fondate. Ogni scelta che riguarda l'allontanamento coattivo di un bambino o di un ragazzo dalla propria famiglia deve ancor più intensamente essere il frutto di un processo valutativo e decisionale trasparente, documentato e basato su evidenze solide.
È evidente che un tale percorso non può essere caricato sulle spalle della responsabilità individuale dei singoli operatori o delle singole équipe. Richiede l'adozione di protocolli chiari e condivisi, che garantiscano una metodologia uniforme e obiettiva nella valutazione delle situazioni di rischio. Significa implementare strumenti di analisi multidimensionale che tengano conto di tutti gli aspetti della vita del minorenne e del suo contesto familiare: le condizioni abitative, le dinamiche relazionali, la salute fisica e psicologica, il rendimento scolastico, le risorse della rete sociale, etc. Ogni singolo elemento deve essere documentato, argomentato e convalidato attraverso l'apporto di diverse professionalità.
L'interdisciplinarità, ovviamente, è un pilastro irrinunciabile. Assistenti sociali, psicologi, neuropsichiatri infantili, pediatri, educatori, giuristi devono collaborare in sinergia, ognuno apportando le proprie competenze specifiche per costruire un quadro il più possibile completo e oggettivo.
Inoltre, la tracciatura di ogni passaggio decisionale è fondamentale. Ogni relazione, ogni valutazione, ogni parere, ogni incontro con la famiglia e con il minorenne deve essere documentato in modo accurato e sistematico. Non solo per rispetto delle norme burocratiche, ma come garanzia di trasparenza e accountability. Documentare attentamente gli interventi, le valutazioni e le decisioni permette di ricostruire a posteriori l'intero percorso, di verificarne la correttezza e la coerenza, di individuare eventuali criticità o margini di miglioramento.
L'adozione di un approccio scientificamente fondato implica l'utilizzo di strumenti di valutazione e modelli di intervento validati dalla ricerca, come – per altro – esplicitamente richiesto dalla riforma Cartabia. Significa aggiornare costantemente le proprie pratiche alla luce delle migliori evidenze disponibili in ambito psicologico, sociale e pedagogico. Significa investire nella formazione continua degli operatori, affinché siano dotati delle competenze necessarie per affrontare situazioni complesse con professionalità e rigore metodologico. Solo così si può assicurare che le decisioni prese siano realmente nell'interesse preminente del bambino o del ragazzo, e non il risultato di pregiudizi, approssimazioni o pressioni esterne.
L'allontanamento coattivo, lo ricordiamo, è sempre l'extrema ratio, un intervento da attuare solo quando tutte le altre misure di supporto alla famiglia d'origine si sono rivelate inefficaci o insufficienti a garantire la sicurezza e il benessere del minore. Un sistema robusto e trasparente, tuttavia, non deve esitare ad adottare questa misura quando essa è oggettivamente necessaria e motivata, garantendo al contempo che ogni percorso di allontanamento sia accompagnato da un progetto di intervento chiaro, finalizzato alla riunificazione familiare laddove possibile, o all'inserimento stabile in un ambiente protettivo e amorevole.
Il Preminente Interesse del Minorenne e il Supporto alle Famiglie Fragili
Al centro di ogni azione, di ogni decisione, deve esserci sempre il preminente interesse del bambino e del ragazzo. Questo principio, sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza e recepito dalla nostra legislazione, non è una mera dichiarazione d'intenti, ma una bussola che deve orientare ogni intervento. Significa che il benessere psicofisico, lo sviluppo armonico, il diritto all'educazione, alla salute, all'identità e all'affetto del minorenne devono essere prioritari rispetto a qualsiasi altra considerazione.
In questa prospettiva, l'affidamento familiare si configura come uno strumento prezioso per assicurare al minorenne un ambiente stabile, protettivo e stimolante, in grado di rispondere ai suoi bisogni fondamentali. Non si tratta di "strappare" un bambino alla sua famiglia, ma di offrirgli un'opportunità di crescita e di riscatto quando il nucleo d'origine non è, in quel momento, in grado di fornirgliela. Spesso, l'affidamento è un ponte, un periodo di transizione che consente alla famiglia d'origine di riorganizzarsi e di superare le proprie difficoltà, con l'obiettivo ultimo del ricongiungimento.
Proprio per questo, è essenziale che il sistema di protezione minorile non si limiti all'intervento di allontanamento, ma si prodighi anche nel supporto alle famiglie fragili. La prevenzione è la prima e più efficace forma di tutela. Investire in politiche di sostegno alla genitorialità, in servizi di prossimità, in percorsi di accompagnamento e potenziamento delle competenze genitoriali è fondamentale per prevenire l'aggravarsi delle situazioni di disagio e per rafforzare le risorse interne alle famiglie. Laddove emergono segnali di difficoltà, l'intervento deve essere tempestivo e mirato, offrendo un ventaglio di possibilità che vanno dal supporto psicologico e sociale, alla mediazione familiare, ai percorsi educativi.
L'obiettivo primario deve essere sempre quello di preservare il legame del minorenne con la sua famiglia d'origine, qualora le condizioni lo permettano e sia compatibile con il suo interesse superiore. Questo richiede un lavoro costante e paziente con i genitori biologici, sostenendoli nel superamento delle loro difficoltà, nella riacquisizione delle loro responsabilità e nella creazione di un ambiente sicuro per i loro figli. L'affidamento familiare non è un atto di condanna, ma un atto di cura che, in molti casi, si affianca e supporta un percorso di recupero della genitorialità.
Dall'Intervento Tardo-Riparativo alla Prevenzione Primaria e Secondaria
Il rilancio dell'affidamento familiare in Italia impone una più vigorosa maturazione di approcci adeguati, che occorre siano sempre meno caratterizzati da interventi tardo-riparativi. Ci si trova, ancora, troppo di frequente a fronteggiare situazioni familiari le cui criticità sono ormai fortemente incancrenite, dove i problemi si sono stratificati nel tempo, rendendo gli interventi complessi e dispendiosi in termini di risorse umane ed economiche, e meno efficaci per il benessere dei minorenni e dei genitori stessi.
È urgente spostare ulteriormente il baricentro dell'azione dei servizi e delle politiche sociali verso una prevenzione delle cause di allontanamento, intercettando le fragilità prima che si trasformino in emergenze.
In questa prospettiva, l'affidamento familiare stesso può e deve essere concepito anche come una misura preventiva. Non solo come soluzione estrema a problemi conclamati, ma come strumento di supporto e affiancamento alle famiglie in difficoltà iniziale. Le modalità dell'affidamento a tempo parziale e dell'affidamento diurno rappresentano in tal senso opportunità preziose, come pure le pratiche della vicinanza solidale, dell’appoggio familiare, dell’affiancamento tra famiglie. Attraverso queste forme di accoglienza e di prossimità, altre persone e famiglie disponibili possono porsi al fianco dei nuclei familiari fragili, condividendo con loro "un pezzo di strada" nel comune impegno di far crescere bambini e ragazzi in modo sano e sereno.
Si tratta di un sostegno concreto e quotidiano che può prevenire il sovraccarico genitoriale, offrire modelli educativi positivi, favorire la socializzazione dei minorenni e dare respiro ai genitori, permettendo loro di affrontare le proprie difficoltà con maggiore serenità e risorse. Questa “condivisione di responsabilità” è una forma di solidarietà attiva che rafforza l'intera comunità.
L'Importanza Cruciale della Prevenzione Primaria del Disagio Familiare
Sulla strada della prevenzione, un ruolo di particolare importanza assumono gli interventi di prevenzione primaria del disagio familiare. L'obiettivo è farsi prossimi ai nuclei familiari che, già durante la gravidanza o immediatamente dopo la nascita di un bambino, sono caratterizzati dalla presenza di "fattori distali di rischio". Non si tratta ancora di situazioni di disagio conclamato o di maltrattamento, ma di elementi che indicano una semplice fragilità iniziale o potenziale. Questi fattori possono includere condizioni di povertà, isolamento sociale, fragilità psichica di uno o entrambi i genitori, esperienze pregresse di traumi, o una rete di supporto limitata.
Programmi come l'Home Visiting si rivelano straordinariamente efficaci in questo contesto. Attraverso l'invio di operatori qualificati al domicilio delle famiglie, si instaura una relazione di fiducia e supporto fin dai primi mesi di vita del bambino. Questi interventi non hanno un carattere giudiziario o di controllo, ma di sostegno e accompagnamento. Si lavora sulle competenze genitoriali, sull'attaccamento sicuro, sulla promozione della salute del bambino e della madre, sulla connessione della famiglia con le risorse territoriali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è da tempo espressa sull’efficacia dell'Home Visiting, in quanto permette di identificare precocemente le difficoltà, offrire un supporto personalizzato e prevenire l'escalation dei problemi che potrebbero, in futuro, rendere necessario un allontanamento. Questa prossimità e questo intervento precoce sono investimenti lungimiranti nel benessere dei minorenni e nella stabilità delle famiglie e occorre che divengano quanto prima pratica diffusa e certa.
Il Lavoro con i Genitori Biologici per il Ricongiungimento Familiare
Il rilancio dell'affidamento familiare non può prescindere, al contempo, da un intensificato e sistematico lavoro con i genitori i cui figli sono stati allontanati dall'autorità giudiziaria. L'obiettivo primario, laddove possibile e nell'interesse del minore, è sempre quello di favorire il rientro del bambino o del ragazzo in famiglia. Per raggiungere questo scopo, è fondamentale che le complessità che hanno reso inidoneo il contesto familiare vengano effettivamente superate. Il che richiede un impegno significativo e multidimensionale da parte dei servizi sociali e degli operatori.
Occorre diffondere capillarmente nei territori pratiche e modalità di intervento capaci di lavorare efficacemente sulla consapevolezza dei genitori riguardo alle problematiche che hanno portato all'allontanamento. È cruciale aiutarli a comprendere le proprie fragilità e responsabilità, senza giudizio, ma con un approccio empatico e orientato al cambiamento. Parallelamente, è indispensabile lavorare per favorire e sostenere il loro consenso rispetto agli interventi in atto. Solo quando i genitori si sentono parte attiva del percorso di cambiamento, e non meri soggetti passivi di un'imposizione, è possibile costruire una relazione di fiducia con gli operatori, elemento imprescindibile per il successo degli interventi.
Non mancano chiare evidenze che segnalano l'efficacia di pratiche e metodologie specifiche in questo ambito. Le Family Group Conference (FGC), ad esempio, sono un approccio partecipativo che rafforza le reti primarie delle famiglie in difficoltà, coinvolgendo parenti, amici e persone significative nel processo decisionale e nella costruzione di un piano di cura per il bambino e la sua famiglia. Questo modello valorizza le risorse intrinseche del nucleo familiare allargato e promuove la responsabilità condivisa. Allo stesso modo, il Multi-Family Approach, con l'attivazione di gruppi di mutuo aiuto tra genitori che hanno figli allontanati, offre uno spazio di confronto, supporto reciproco e riduzione del senso di isolamento. La condivisione di esperienze tra pari, mediata da professionisti, può facilitare l'elaborazione dei traumi, l'apprendimento di nuove strategie genitoriali e la motivazione al cambiamento. Occorre che queste e altre buone pratiche vengano fortemente diffuse su tutto il territorio nazionale, diventando parte integrante dell'offerta di servizi.
Un Nuovo Orizzonte: Il Ruolo del Piano Sociale Nazionale 2024-2026
Preziosissima, lungo la strada della piena tutela del diritto dei bambini e dei ragazzi a crescere in famiglia, è la scelta del Governo di inserire nel recente Piano Sociale Nazionale 2024-2026 una previsione potenzialmente di grande impatto. Si tratta dell'istituzione di un futuro Livello Essenziale delle Prestazioni (LEP) consistente nell'attivazione di un Centro/Servizio per l'Affidamento Familiare in ogni Ambito Territoriale Sociale (ATS) d'Italia.
Questa iniziativa segna un punto di svolta storico. Per la prima volta, in Italia, vengono stanziati fondi nazionali specificamente dedicati al rafforzamento e alla capillare diffusione dei Centri/Servizi deputati allo sviluppo dell'Affidamento. L'allocazione di risorse a tale scopo all'interno del Fondo Nazionale Politiche Sociali è un riconoscimento tangibile della centralità dell'affidamento familiare come strumento di protezione. Non solo: il Piano è accompagnato da una scheda descrittiva che specifica le modalità con cui tali Centri devono essere organizzati e funzionare, fornendo un quadro di riferimento chiaro e uniforme a livello nazionale. Specificazione che ha alle spalle la preziosa cornice offerta dalle Linee di Indirizzo Nazionali sull'Affidamento Familiare, varate nel 2012 e recentemente aggiornate l'8 febbraio 2024.
Il rinnovato quadro normativo e finanziario rappresenta una base solida per la costruzione di un sistema più omogeneo, efficace e presente su tutto il territorio. L'esistenza di un Centro Affidi specializzato in ogni ATS permetterà di coordinare meglio le risorse, di facilitare l'incontro tra famiglie disponibili e bambini in necessità, di offrire supporto continuo agli affidatari e alle famiglie di origine e di lavorare in rete con gli altri servizi. È un passo fondamentale verso la garanzia che il diritto di ogni bambino a crescere in famiglia, sia essa quella d'origine o affidataria, sia pienamente rispettato e supportato da un sistema adeguato e sostenibile.
Il Grande Valore Civico e Sociale dell'Affidamento: Un Debito di Riconoscenza
Rilanciare l'affidamento familiare significa, in ultima analisi, riconoscere e promuovere il suo intrinseco valore civico e sociale. L'affidamento non è solo un atto di carità o di solidarietà, ma un contributo fondamentale al benessere collettivo.
Ogni bambino che cresce in un ambiente stabile e affettuoso è un cittadino che avrà maggiori opportunità di sviluppare il proprio potenziale, di contribuire alla società e di spezzare cicli di disagio e marginalità.
Le famiglie affidatarie sono i veri motori di questo sistema. Con la loro disponibilità, il loro amore, la loro pazienza e la loro resilienza, incarnano i valori più alti della nostra comunità. Aprono le porte a bambini e ragazzi che hanno vissuto esperienze difficili, offrendo loro non solo un tetto e del cibo, ma affetto, ascolto, stabilità emotiva, modelli positivi. Spesso, si confrontano con sfide complesse, con traumi pregressi dei minorenni, con le difficoltà relazionali con le famiglie d'origine, e lo fanno con un impegno che va ben oltre il dovere.
L'Italia ha un debito di riconoscenza incalcolabile verso queste famiglie. Sono loro che, nel silenzio e lontano dai riflettori, operano quotidianamente per ricucire ferite, costruire legami, offrire speranza. La loro azione è un esempio tangibile di cittadinanza attiva, un investimento nel futuro del nostro Paese. È tempo di riconoscere pienamente il loro ruolo, di valorizzare il loro impegno e di sostenerle in modo concreto e strutturale.
Questo sostegno, che include il doveroso rimborso delle spese sostenute, non si esaurisce nella dimensione finanziaria ma si traduce soprattutto in un accompagnamento continuo: formazione specifica, supporto socio-psico-pedagogico, spazi di confronto con altri affidatari, etc. Le famiglie affidatarie non devono sentirsi sole di fronte alle sfide che l'accoglienza comporta. Devono essere parte integrante di una rete di supporto che le riconosce, le valorizza e le tutela.
Rilanciare l'affidamento familiare significa anche promuovere una cultura dell'accoglienza diffusa, che superi i pregiudizi e le paure infondate. Significa sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di questa forma di solidarietà, mostrando i volti e le storie positive di chi vive l'affidamento, siano essi affidatari, minorenni accolti o genitori affidanti.
Conclusioni: Un Impegno Collettivo per il Futuro
Il percorso per rilanciare l'affidamento familiare in Italia è un impegno collettivo che richiede la sinergia di tutte le componenti della società: istituzioni, servizi sociali, magistratura, terzo settore, scuole, e ogni singolo cittadino. Non possiamo permetterci di cedere alla paura o alla sfiducia. Dobbiamo, al contrario, lavorare con determinazione per ricostruire un sistema di protezione minorile robusto, trasparente e scientificamente fondato, capace di garantire sempre e comunque la tutela del preminente interesse dei bambini e dei ragazzi.
È essenziale che la lezione appresa dalle recenti vicende sia un catalizzatore per il miglioramento continuo. Dobbiamo imparare a comunicare meglio, a rendere esplicite le procedure, a rafforzare la formazione degli operatori, a investire nella prevenzione e nel supporto alle famiglie d'origine. E, soprattutto, dobbiamo celebrare e sostenere le famiglie affidatarie, riconoscendo in esse un patrimonio inestimabile per la nostra nazione.
Solo attraverso un impegno congiunto e una rinnovata fiducia nel valore dell'accoglienza e della cura, potremo assicurare che ogni bambino e ragazzo in Italia abbia la possibilità di crescere in un ambiente sicuro e amorevole, realizzando il proprio diritto a un futuro dignitoso. Il rilancio dell'affidamento familiare non è solo una necessità tecnica o giuridica; è un imperativo etico e sociale, una dimostrazione tangibile della nostra capacità di essere una comunità solidale e responsabile.