📬 Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità? Iscriviti alla Newsletter!
Complimenti!
Siamo lieti della tua iscrizione alla nostra newsletter. A breve inizierai a ricevere i nostri aggiornamenti.
In segno di benvenuto desideriamo farti un dono prezioso. Se vuoi, puoi accedere gratuitamente ad uno dei nostri corsi FaD Metodologici da 2 crediti.
Visita il "Negozio", scegli il corso che ti interessa e segnalacelo inviando un sms al numero 380 749 3597.
In breve tempo ti ricontatteremo al numero dal quale ci avrai scritto e attiveremo il tuo accesso gratuito al corso. Cordiali saluti, dr.ssa Carmela Carotenuto (responsabile del tutoraggio del Centro Studi).
Legame: rapporto d’obbligo o serendipità? Tessitura dei legami: fattibilità morale e pratica. Fare comunità e occhiali relazionali.
Legame o libertà?
Da queste riflessioni capiamo quanto sia importante chiarire il concetto di legame. Come nasce? Come cresce? Perché è in crisi? È possibile stimolarne la comparsa e orientarne lo sviluppo?
Nel vocabolario troviamo che la parola “legame” indica «qualsiasi cosa con cui si lega o che tiene legato. […] vincolo morale o sentimentale […]. Più genericamente, qualsiasi rapporto d’obbligo che limita la libertà d’agire e disporre di sé».[1] Da questi brevi passaggi emerge un chiaro distacco dall’incondizionata libertà professata dalla serendipità. Il legame, infatti, indica lo svilupparsi di una dimensione normativa, tale da produrre degli obblighi sociali.
«Occorre indossare i giusti occhiali relazionali»
Si possono tessere i legami?
Dati i disagi sopracitati, è lecito chiedersi se è possibile realizzare un percorso intenzionale, e metodologicamente orientato, di tessitura di legami in un determinato contesto. Bisogna pertanto indagare due fattori:
- la fattibilità morale: è legittimo modificare intenzionalmente un determinato contesto sociale? O si rischia di profanare una realtà fatta di storie di persone, valori e credenze?
-la fattibilità pratica: è realistico ritenere di poter svolgere un’azione concreta che punta a modificare il reticolo relazionale di un contesto?
Tra i perplessi troviamo Zygmunt Bauman che – riferendosi al concetto di comunità – afferma che: «La comprensione di stampo comunitario non ha bisogno di essere cercata, e tantomeno di essere laboriosamente costruita o conquistata [...]. Non è il traguardo, bensì il punto di partenza di ogni forma di aggregazione […] ed è grazie a tale comprensione, e solo grazie ad essa, che gli abitanti della comunità “restano essenzialmente uniti a dispetto dei tanti fattori di disgregazione” […]. La vera concordia non può essere prodotta artificialmente. Poiché “comunità” è sinonimo di “naturale” e “tacita” comprensione comune, non sopravvivrà al momento in cui tale comprensione diventa autocosciente».[2]
A nostro avviso è pienamente condivisibile l’ipotesi del potenziale da far emergere.
Ce ne danno conferma i tanti segnali di relazionalità diffusi nei solchi della vita quotidiana.[3]
Quel che occorre è, piuttosto, indossare i giusti occhiali relazionali, per coglierne le tracce diffuse nei quartieri e nell’ordinario.
Editing dell’articolo a cura di Alessandra D’Anna
Note:
[1] ibidem
[2] Bauman Zygmunt, Voglia di comunità, Editori Laterza, Roma, 2001, pp. 10-12.
[3] Cfr. Aa.Vv., Segnali di Comunità. Riflessioni ed esperienze che ritessono legami, Edizioni Rosso Fisso, Salerno.
Autore
Marco Giordano
Direttore del Centro Studi
Docente Universitario di Servizio Sociale
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
Ti andrebbe di scrivere un articolo per il nostro blog?
Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Carmela Carotenuto (info@centrostudiaffido.it)